Secchioni a parte, chi non si è mai sentito un po’ somaro a scuola? Brava in italiano, io, pessima in matematica (sempre io). Misteriosamente portata per la chimica, totalmente inadeguata in fisica. E via così, chissà quanti ex alunni potrebbero dare un contributo…
In Diario di scuola Daniel Pennac ritorna seduto tra i banchi, e lo fa – docere delectando – richiamando alla memoria aneddoti ed emozioni del somaro che fu: somaro, sì, il Professor Pennacchioni scrittore di successo internazionale, duro di comprendonio al pari dei suoi ragazzi “gravemente carenti, secondo l’espressione in uso” come confida all’amato fratello Bernard nelle prime pagine del romanzo.
In questo libro Pennac racconta “la sofferenza del non capire”, che lo ha attanagliato a tal punto da dover ripetere più volte la maturità, e mostra la scuola da un punto di vista insolito, quello dei cattivi scolari.
A metà strada tra un trattatello di pedagogia e un’autobiografia, e con un’ironia inconfondibile, l’autore riesce a farci sentire le insicurezze di chi vive la scuola come un pesce fuor d’acqua. Tra un tuffo nei ricordi e uno sguardo al presente, Daniel Pennac ritrae ogni genere di studente e di insegnante incontrato nel corso della sua carriera, e senza schierarsi dall’una o dall’altra parte – né volendo dare lezioni di didattica o pedagogia – l’autore fotografa la scuola del XXI secolo: una scuola globalizzata e multiculturale dove si incontrano e crescono bambini clienti, consumatori in prima linea che solamente l’amore di un insegnante potrà salvare da sé stessi.
Piacerà a voi se: volete vedere come un somaro sia arrivato a vendere milioni di copie con la sua incantevole scrittura!
Piace a me perché: per un’insegnante è una lettura irrinunciabile, divertente e profonda.
Capitolo I, riga 1
“Cominciamo dall’epilogo: la mamma, quasi centenaria, guarda un film su un autore che conosce bene. Si vede l’autore a casa sua, a Parigi, circondato dai suoi libri, nella sua biblioteca che è anche il suo studio. La finestra dà sul cortile di una scuola. Baccano della ricreazione. Si viene a sapere che per un quarto di secolo l’autore ha esercitato la professione di insegnante e che ha scelto questo appartamento affacciato sui cortili di due scuole un po’ come un ferroviere che andasse in pensione sopra una stazione di smistamento.”
(Prima edizione di Gallimard, 2007; edito in Italia da Feltrinelli in diverse ristampe)